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Corpo e Psiche

COME PRENDERSI CURA DELLA MENTE E DEL CORPO

L’organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce la salute come il risultato dell’equilibrio fra il benessere fisico e psichico di un individuo. A questo proposito, per una donna, il suo stato di benessere non può prescindere dalla concezione e valutazione che essa ha del proprio seno.

Il seno infatti è l’esempio perfetto dell’intima relazione esistente fra il corpo e la mente con elementi di assoluta rilevanza sia in senso fisico che psicologico.

Clinicamente è un organo importantissimo in particolare per due ragioni.

  1. E’ l’organo deputato all’allattamento e quindi oltre a fornire il regolare sostentamento nutrizionale al neonato, crea quell’unica relazione ed intimità fra mamma e figlio.
  2. E’ anche un organo bersaglio di ormoni prodotti in altre sedi dell’organismo.

Dal punto di vista psichico il seno non è certamente meno importante. Il carattere sessuale più evidente per una donna è il suo seno ed esso porta con sé una serie di implicazioni psicologiche profonde ed arcaiche. Il seno inoltre è concepito come organo simbolico e metaforico con significati anche diversi, che vanno dall’accoglienza, al nutrimento, all’affetto, al calore materno, alla sessualità, alla bellezza, all’arte, fattori tutti che condizionano la donna a livello culturale e morale.

  1. Il seno è una ghiandola estremamente attiva. Essa è molto sensibile e si modifica continuamente durante le varie fasi della vita e durante i vari periodi ciclici legati alla maturità e al ciclo mestruale delle donne. Questo spiega la diversa percezione che una donna ha del suo seno durante le varie fasi in questione, potendo apparire ora più gonfio, turgido, teso, dolente e sensibile ora invece più sgonfio e morbido. La ciclica produzione ormonale (estrogeni e progesterone) da parte degli organi riproduttivi femminili in età fertile è la responsabile di queste modificazioni e di queste sensazioni che, è importante sottolinearlo, si tratta per lo più di fenomeni fisiologici, normali e benigni. Anche in menopausa si possono in parte avvertire queste sensazioni dovute sempre alla stimolazione ormonale prodotta però in sedi diverse da quelle ovariche (in menopausa non più funzionanti). Nella maggior parte dei casi però durante la menopausa le mammelle risultano molto meno esposte a stimoli di tipo ormonale con la conseguente involuzione dei tessuti tipica del periodo. Il seno come ogni altro organo può ammalarsi e le patologie che lo interessano sono molteplici. Oltre alle malattie della cute che riveste la mammella (come eczemi ed eritemi) le vere patologie della ghiandola mammaria possono variare dalle banali infiammazioni ed infezioni mammarie (mastiti), alle formazioni di altra natura. Queste ultime sono estremamente varie e complesse potendosi presentare come noduli e addensamenti di tipo decisamente benigno, pre-canceroso o francamente maligno.

PREVENZIONE

E’ ormai risaputo come la diagnosi precoce di un tumore mammario sia di fondamentale importanza per diminuire le conseguenze associate alla comparsa e alla cura della malattia. Essa infatti non interviene sulla possibilità di ammalarsi ma permette, una volta accaduto, il riscontro precoce della malattia rendendola in questo modo, aggredibile con interventi conservativi e quasi sempre guaribile. E’ pertanto comprensibile come un’attenta e costante sorveglianza clinica e strumentale sia fortemente raccomandata a tutte le donne e debba essere in relazione all’età ed ai fattori di rischio presenti nella paziente.

Fare diagnosi precoce è un tipo di PREVENZIONE.

Il concetto di prevenzione viene diviso in 3 grandi categorie:

  1. La prevenzione primaria consiste nell’individuazione dei fattori di rischio che possono generare l’insorgenza della malattia e nella loro riduzione o eliminazione. Si attua attraverso l’educazione sanitaria e una corretta informazione e riguarda in generale le informazioni e i comportamenti relativi ad una corretta alimentazione, allo svolgimento di una regolare attività fisica, alla lotta al sovrappeso ed all’obesità.
  2. La prevenzione secondaria è quella invece che si identifica principalmente con la diagnosi precoce. Essa infatti non è in grado di evitare l’insorgenza dei tumori (come invece si prefigge di fare la prevenzione primaria) ma ne garantisce la scoperta tempestiva influenzando in questo modo la possibilità di guarigione. Consiste nella regolare esecuzione degli esami di controllo (visita senologica, mammografia ed ecografia mammaria) volti a individuare formazioni pre-tumorali o tumori allo stadio iniziale. L’obiettivo è quello di ridurre la mortalità, di migliorare la qualità della vita, di limitare l’invasività degli interventi e la necessità di terapie invasive. Nella prevenzione secondaria rientra anche la comprensione di alcuni meccanismi fisiologici come la storia riproduttiva della paziente (gravidanze, allattamento, età al menarca, menopausa) che può modificare l’approccio diagnostico ad una paziente (esami di controllo) e in definitiva aumentare la possibilità di una eventuale diagnosi precoce. Negli ultimi tempi, si pone particolare attenzione sia al rischio familiare e/o ereditario sia ai relativi esami di sorveglianza che vengono adattati alla realtà della paziente. Tutte le donne devono essere informate sulla necessità ed opportunità della diagnosi precoce. Il controllo può salvare la vita!
  3. La prevenzione terziaria è volta a ridurre la gravità e le complicazioni di malattie ormai instaurate. In particolare comprende tutte le terapie (radioterapia, endocrino-terapia e chemioterapia) eseguite dopo l’insorgenza di un tumore con la finalità di ridurre il rischio che esso possa ripresentarsi o attaccare siti distanti dall’organo di origine (metastasi).

GLI ESAMI

La mammografia, cioè la radiografia della mammella: è utile per scoprire la presenza di noduli, microcalcificazioni o altri segni indiretti di un possibile tumore. Si basa sui raggi X che, attraversando il seno, imprimono su una detettore (o nel computer) un’immagine in scala di grigio. La dose che la donna riceve da una mammografia non è causa di danni per la salute. Si esegue a partire dai 40 anni, ogni anno o ogni due anni (in casi selezionati). Questa indicazione di massima può essere modificata dopo la valutazione dei fattori di rischio di una paziente. Ad esempio in caso di mutazione genetica accertata o di paziente considerata ad alto rischio per sviluppare la malattia, l’esecuzione dell’esame radiologico può anche essere anticipata rispetto alle linee guida tradizionali. Si ricorda inoltre che in molte Regioni sono attivi screening mammografici che offrono alle donne un controllo mammografico gratuito a partire dai 45-50 anni con cadenza biennale.

L’ecografia mammaria: impiega ultrasuoni per rilevare la presenza di un nodulo e ne studia la consistenza, solida o liquida. È un esame ottimo in donne giovani e in quelle con seno denso, ricco di componente ghiandolare. L’ecografia è del tutto innocua dal punto di vista del rischio dell’esame e dovrebbe essere eseguita ogni anno a partire dai 30 anni di età.

Anche la sua frequenza di esecuzione ed utilità, possono essere adattati al rischio personale della paziente.

 La risonanza magnetica mammaria: è utile quando esiste un dubbio già studiato con mammografia ed ecografia mammaria, oppure quando siano da visualizzare nel dettaglio protesi o immagini vicine a una cicatrice chirurgica oppure si programma nell’ambito della diagnosi precoce nelle donne sottoposte ad un particolare percorso di sorveglianza in quanto considerate ad elevato rischio di insorgenza della malattia (come in caso di mutazione genetica accertata o sospettata e non solo).

L’agoaspirato: è un esame durante il quale si preleva con un ago sottile un campione di cellule da un punto specifico della mammella e si ottiene così un esame citologico. L’agobiopsia: è invece una tecnica che preleva un campione di tessuto (quindi un insieme di cellule) da una zona o da un nodulo mammario. Questo materiale è più abbondante e completo rispetto alle cellule prelevate con una ago aspirato e ci permette di eseguire un esame istologico. Questo ci fornisce già importanti indicazioni sulla biologia della malattia (tipo di tumore, ormono-responsività ecc) ed è particolarmente importante quando si pensa di eseguire un trattamento medico (terapia neo-adiuvante) prima della chirurgia.

L’autopalpazione: è fondamentale per conoscere il proprio corpo. L’esame deve essere eseguito in modo corretto e risulta molto utile (quando non vissuto con approccio psicologico ansioso) per discriminare ed apprezzare cambiamenti significativi del tessuto mammario. Una donna capisce molto rapidamente se c’è qualcosa di diverso ed è questa sensazione/riscontro che può garantirle una diagnosi precoce andando subito dal senologo.

Per sapere come eseguirla è sufficiente chiedere al proprio specialista di riferimento.

CONTROLLI SENOLOGICI

Ricordando che la valutazione su quali esami fare, quando farli, come modificare i propri fattori di rischio e in generale come comportarsi riguardo alla propria situazione personale e familiare sono di competenza Medica, ecco uno schema generale che dovrebbe essere tenuto sempre presente:

Visita Senologica: da eseguirsi ogni anno.

Ecografia mammaria bilaterale: da eseguirsi ogni anno dopo i 30 anni.

Mammografia bilaterale: A cadenza annuale dopo i 40 anni.

Al di fuori da queste generali linee guida, bisogna rivolgersi al Medico:

  • uno o più noduli della mammella – si intende per nodulo un indurimento circoscritto, una parte di consistenza diversa rispetto al resto del seno, palline vere e proprie fisse o mobili
  • protuberanze e/o ispessimenti della mammella o della zona ascellare
  • variazioni di forma o dimensioni della mammella
  • secrezione di liquido dal capezzolo – il liquido può uscire spontaneamente (macchie sul reggiseno o sui vestiti) oppure quando il capezzolo viene toccato o spremuto, e può avere colori diversi (bianco, trasparente, giallo, verdastro, rosso vivo, rosso scuro)
  • cambiamenti di aspetto della pelle, del capezzolo o dell’areola come infossamenti o retrazioni, gonfiori, arrossamenti, calore, screpolature.

Il dolore al seno non è di solito un sintomo di malattia: è meglio comunque riferirlo per ricevere rassicurazione in quanto se è vero che solitamente i tumori non si manifestano con il dolore non si può escludere che un nodulo tumorale possa avere anche una componente infiammatoria e quindi essere anche dolente.